I
toni del dibattito politico si sono di nuovo accesi in occasione
dell’approvazione della legge di bilancio, ed il confronto si è trasformato
ancora una volta in scontro tra forze di maggioranza e di opposizione sui temi
della crisi del settore bancario e su quelli economici, che peraltro sono ben
lontani dall’essere stati risolti. Uno scontro che pone un problema sul
corretto rapporto tra Istituzioni dello Stato, sul loro ruolo e sulle prerogative
riservate alle stesse Istituzioni; altro argomento che purtroppo con periodicità
emerge.
Dovremo capire,
superando le polemiche sterili, com’è stato possibile arrivare allo status quo,
affrontare problematiche intramontabili – rendite di posizione – e cercare
tutti insieme di rimediare. Quando autorevoli esponenti della maggioranza
denunciano che “serve fare un progetto-Paese”, oggi, ad un anno dalle elezioni,
la consapevolezza di poter sostenere che era drammaticamente evidente per tutti
che non ci fosse alcun progetto per il Paese da parte di questo governo, lascia
il posto alla magra consolazione che queste dichiarazioni potrebbero rivelarsi
un primo passo per salvare San Marino insieme. È questo che intendiamo quando
ci riferiamo ad una “sana autocritica” come forze di opposizione; non è più
credibile accollare sistematicamente responsabilità a governi del passato,
sempre e comunque, in ogni ambito, compreso quello istituzionale. Il governo
sta sbagliando “la cura” come accaduto già per le Banche, questo è il problema.
In Consiglio si è tornati
a parlare di aiuti esterni al nostro Paese, sappiamo che ormai è impossibile
non rincorrere l’aiuto del Fondo Monetario Internazionale visto il tracollo
finanziario in cui si trova San Marino, ed il bilancio dello Stato ne è la
conferma. Anche su questo tema siamo stati testimoni di continui cambi di rotta,
talmente tanti che alla fine ci è venuto il mal di testa.
Quando si tratta con l’esterno di aiuti, vanno salvaguardati e tenuti al
centro: equità sociale, rafforzamento dello Stato Sociale ovvero istruzione,
sanità e pensioni in primis, affermazione di politiche per il sostegno alle
famiglie. Sarebbe troppo semplice adottare una ricetta lacrime e sangue che
cancellasse le conquiste di decenni. Abbiamo chiaro tutto questo? Parliamo del
futuro dei prossimi 30 anni! Non del governo attuale, del prossimo, o di quello
successivo. La politica deve impegnarsi per assicurare inclusione, solidarietà,
deve assumersi la responsabilità ed avere la ambizione di realizzare il bene comune. Quando parliamo
di “aiuti sovranazionali” non si intende un filantropo, che fa beneficenza, abbiamo chiaro a
livello sociale cosa comporta chiedere aiuto a questa entità? Se questa era la
strada andava preparato per tempo un fronte politico compatto, bipartisan, con
le idee chiare, con serietà ed onestà intellettuale. Oggi si chiede
all’opposizione di sedere al tavolo con il FMI – il 9 gennaio p.v. arriverà in
visita pare – per il bene del Paese; con questo clima? Troppo facile
nascondersi dietro alle azioni-reazioni dei “pasdaran” dell’una o dell’altra
parte; è tempo di porgere l’altra guancia se necessario, soprattutto se si
vuole bene al Paese, onere questo dell’attuale maggioranza. Ammettere le
proprie colpe in politica però non sembra possibile, non è previsto.
Non si possono svilire
le istituzioni, come emerge dal dibattito in Consiglio Grande e Generale,
paragonandole alle “regole del gioco”, sono ben più importanti! Le Istruzioni
sono da considerare una roccaforte a garanzia delle regole del gioco, affinché esse
vengano rispettate, e quindi, a maggior ragione, per la loro modifica è
necessario larghissimo consenso, rispetto della nostra storia e soprattutto
grande lungimiranza. Con la maggioranza che ci governa da un anno, non esistono
per ora le condizioni per un confronto sereno, su nessun tema e tantomeno su
questo.
Promuovere riforme è
quello che serve al Paese, e dovremmo farlo con animo sereno. Sono fermamente
convinto che sul tema delle riforme Istituzionali non si debba più perdere
tempo. La Carta dei Diritti è il
documento fondamentale al quale noi sammarinesi ci ispiriamo, dovremo saper
rispettarla, preservarla ed al contempo avviare un cammino verso l’Unione Europea
- che la nostra forza politica sostiene con estrema convinzione – la quale ci
obbligherà anche ed introdurre riforme istituzionali importanti. Riforme che
non devono necessariamente creare organismi, ed essere ancora occasione per la maggioranza
di turno di creare ed occupare posti di lavoro senza un obiettivo. Riforme che
al contrario devono snellire, ridurre i costi e che devono mirare a preservare
anche la nostra secolare storia e la nostra sovranità.
San
Marino 18 dicembre 2017
Nicola
Ciavatta
Segretario
PSD